lunedì 2 aprile 2012

Report M31

Nella giornata di Sabato 31 Marzo, come annunciato in un precedente comunicato, attivisti del Collettivo NR - Resistenza2012 insieme a nuclei di Autonomi Nazionalisti/Resistenza Nazionale, entrambi supporters del Network Anticapitalista ACN/AKN, hanno risposto alla giornata europea contro il capitalismo (M31).  In Italia in diverse città del nord (Ivrea, Torino, Massa, Brescia) sono apparsi striscioni e manifesti di dissenso che denunciano le atrocità ed i mali del sistema capitalistico.

Ivrea - Stazione centrale
(http://www.resistenza-nazionale.blogspot.it/2012/04/m31-giornata-dazione-contro-il.html)
















Torino - Lingotto















Manifesti diffusi in Italia

















In tutta Europa si sono susseguite azioni di protesta (cortei, volantinaggi, flash mob, street propaganda) consultabili al seguente sito: http://march31.net/
Gruppi ACN/AKN si sono attivati in Olanda, Germania e Grecia.

Olanda - Utrecht Overvecht
(http://national-revolutionary.blogspot.it/)














M31 e le azioni avvenute in contemporanea in più Nazioni sono solamente il primo passo di una collaborazione internazionale anticapitalista. Le realtà nazionalrivoluzionarie che compongono il Network Anticapitalista ACN/AKN si stanno già preparando a future battaglie. Dal 16 al 19 Maggio ci sarà una nuova tre giorni di resistenza e di protesta contro la crisi imposta dalla dittatura dell'Unione Europea: http://www.european-resistance.org/de/frontpage

RIMANETE AGGIORNATI! SMASH CAPITALISM!

sabato 24 marzo 2012

Difendere l'Art.18, difendere i propri diritti!

 

NO ALLA RIFORMA! IL LAVORATORE NON E' UNA MERCE! 

Venerdì 3 Marzo nella città di Torino attivisti del Collettivo(NR) - Resistenza2012 e del Network Anticapitalista ACN/AKN  hanno diffuso volantini in difesa dell'Articolo 18 opponendosi SENZA COMPROMESSI alla (contro)riforma del processo del lavoro intrapresa dal governo Monti. Dobbiamo sfatare le bugie della propaganda capitalista che vogliono farci credere che l'Articolo 18 sia un ostacolo per il benessere dei lavoratori perchè limita gli investimenti in Italia o toglie lavoro ai giovani. Abolire l'Articolo 18, o il suo sostanziale svuotamento, significa cancellare ogni Diritto del lavoratore (già da anni sotto attacco per esempio con l'introduzione di tipologie contrattuali rientranti nella categoria della “flessibilità”, eufemismo per definire la precarietà!) ed avvantaggerà fortemente la grande impresa, imprimendo una nuova marcia alle relazioni di lavoro in fabbrica, dove gli operai saranno ben coscienti della fine di questa tutela. Le pressioni aziendali saranno ancora più forti e il ricatto del licenziamento sarà la misura quotidiana dello scontro di classe. La tendenza strutturale all’accumulazione del capitale in poche mani, in grandi concentrazioni monopolistiche avrà un elemento in meno di difficoltà sulla sua strada, schiacciando ulteriormente la piccola impresa, che a differenza di quanto si creda, da questa riforma ha tutto da perdere. Se non difendiamo l'Articolo 18 noi lavoratori siamo destinati a diventare sempre più mera merce in mano ai capitalisti che ci potranno usare e buttare via in qualsiasi momento, destinati ad una vita lavorativa senza prospettive!

Report dell'azione degli amici di Resistenza Nazionale avvenuta nel Canavese:
http://www.resistenza-nazionale.blogspot.it/2012/03/nella-giornata-di-ieri-alcuni-attivisti.html



sabato 10 marzo 2012

M31 - Call for Action - European Day of Action against Capitalism


31 MARZO 2012 - APPELLO ALL'AZIONE - GIORNATA EUROPEA CONTRO IL CAPITALISMO.

L’Europa e l’Unione europea (UE) sono in stato di emergenza. Da mesi si aggrava la crisi del credito e del debito pubblico. Nelle varie e ripetute conferenze i governi vagliano programmi per risanare il capitalismo in Europa. Secondo media e politica si andrebbe altrimenti incontro al collasso e alla recessione, oltre che al sorgere di una nuova povertà. Questa retorica catastrofista apre la via alle sfrenate riforme di mercato, che influenzeranno la nostra vita e la nostra società per decenni – se noi non ci opponiamo! Durante i primi anni della crisi si diceva che il capitalismo doveva essere domato, che banche e imprese avrebbero dovuto pagare i danni a cui avevano contribuito. Ma ciò che succede oggi é esattamente l’opposto: l’UE, i suoi singoli stati e paesi candidati all’adesione puntano a intensificare la concorrenza ed i risparmi, per creare “fiducia” e assicurare i profitti dell’economia privata. È così che confermano la logica distruttiva del capitalismo! Capitalismo vuol dire crisi e impotenza, povertà accanto a ricchezza privata. Organizziamoci per una società migliore!

La crisi è sistemica
La globalizzazione capitalista dei decenni passati ha intensificato la concorrenza tra imprese e stati. Tutte le grandi nazioni industrializzate hanno ampiamente deregolato i propri mercati. Hanno imposto tagli sociali, privatizzato beni comuni, limitato i diritti dei dipendenti ed aumentato il controllo sociale. Tutto nell’interesse di una sregolata crescita capitalista. Ma persino in Europa, nella zona benestante di questo sistema mondiale, la nostra vita si fa di anno in anno più insicura e la scissione sociale continua ad aggravarsi. Nei cosiddetti “mercati emergenti” la crisi sociale è in ogni caso permanente: espropriazioni e sfruttamento senza scrupoli sono appoggiati dallo stato per giustificare una crescita nazionale che in realtà raggiunge solamente pochi privilegiati. La trasformazione neoliberale dei decenni scorsi ha anche fatto straripare i mercati finanziari: sia il boom del dotcom, siano fondi immobiliari o la tratta di titoli derivati – da anni esplodono le bolle speculative, ad ogni boom segue una recessione. Non è colpa dell’avidità o della corruzione di una piccola élite, come spesso supposto. È colpa della giornaliera logica di mercato a cui tutti noi siamo costretti, uguale se lo vogliamo o no.

Scassinare il regime dell’UE
Nel 2011 la crisi monetaria e l’aumento del debito pubblico si sono acutizzati. Ad alcuni stati manca poco alla bancarotta, che in questo modo metterebbe in pericolo l’euro. A giudicare da valutazioni superficiali e populiste questi stati avrebbero “vissuto sopra i propri mezzi”. In realtà hanno cercato soltanto di creare una crescita economica tramite l’indebitamento. Si sono comportati come tutti gli stati, solo senza riscuotere nessun successo. Il sostegno economico, che ricevono dalla banca centrale europea (BCE) e da nuovi fondi di soccorso di miliardi di euro sono legati a vincoli senza riguardo. Allo stesso tempo un limite d’indebitamento dovrebbe rinnovare la fiducia nel mercato, naturalmente a sfavore di lavoratori, studenti e disoccupati. I profitti privati invece non si toccano. I paesi dell’est e sudest candidati all’entrata in Europa si trovano in una situazione analoga, infatti la UE e il Fondo Monetario Internazionale (FMI) li incitano a vasti tagli e programmi di privatizzazione. Tutto ciò per rafforzare il regime di concorrenza che si trova in crisi e per salvaguardare le pretese delle nazioni dominanti in Europa. Malgrado ci siano disaccordi riguardo i particolari, Francia e Germania insieme sono riuscite ad imporre i propri interessi senza grandi difficoltà. Senza dubbio ci sono state proteste. Su tutto il continente si sono messi in moto movimenti di base, che cercano di liberarsi dalla propria impotenza. Ma finora né manifestazioni di massa né scioperi generali hanno ottenuto molto. I grandi sindacati tendono ad assecondare il proprio governo arrendendosi alle sue richieste. Tra i sindacati non c’è alcuna forma di solidarietà a livello transnazionale. Se vogliamo che cambi qualcosa dobbiamo occuparcene noi stessi!

Noi possiamo farlo meglio…
La politica europea per vincere la crisi è imprevedibile, basata sulla speculazione come lo è il capitalismo. Infatti, i programmi di risparmio possono provocare un instabilità economica come quella suscitata da uno sviluppo basato sul debito statale. Nel sistema capitalistico non esiste un sentiero sicuro. L’unica sicurezza è quella che passata una crisi ne arriverà un’altra da superare. E noi dovremmo sprecare la nostra vita per questo? Meglio combattere l’ideologia neoliberale e organizzarsi a livello europeo. Il 31 marzo sarà soltanto un primo passo. Le nostre manifestazioni in contemporanea nei diversi paesi europei sono più che un solo simbolo di solidarietà. Già da ora danno inizio a una discussione, creando una rete che coinvolge quasi tutta Europa. Invitiamo tutti i gruppi per l’emancipazione a prendere parte attivamente a questo progetto. Ci dobbiamo organizzare al di fuori delle istituzioni statali. La lotta sarà dura. L’impatto della crisi nei nostri paesi ha effetti diversi, però abbiamo tutti quanti un obiettivo comune: non vogliamo salvare il capitalismo, lo vogliamo distruggere! È importante difendere i diritti sociali già esistenti ed ora posti in discussione, ma la nostra prospettiva deve andare oltre. Noi vogliamo sbarazzarci delle costrizioni del capitalismo e delle sue istituzioni politiche. È questo l’unico modo in cui la diffusa richiesta di una “vera democrazia” possa realizzarsi.

  • Our Call for Action is available in:
English [en]

  • For more infos:
ACNAKN@googlemail.com
  
ACN/AKN - The Anti-Capitalist Network in Europe

mercoledì 7 marzo 2012

Sopravvivere, Resistere, Dissentire!


Dobbiamo accettare dei compromessi nell'azione concreta e quotidiana, ma senza accettare le compromissioni nel pensiero. Già questa è una forma di resistenza. La resistenza mentale all'impresa del "lavaggio del cervello" da parte dei media e il dominio devastatore del "pensiero unico". Dunque dobbiamo resistere... se pensiamo che siamo imbarcati in una megamacchina che fila a gran velocità senza pilota e quindi condannata a fracassarsi contro un muro. Resistere significa allora, tentare di frenare, tentare di cambiare la direzione se è ancora possibile. "Come", in verità nessuno lo sa. Dobbiamo anche pensare di poter lasciare il bolide e saltare al momento opportuno: è questa la dissidenza. Nei tre casi, il territorio e il senso del limite sono molto importanti perché il patrimonio locale è la base della sopravvivenza, della resistenza e della dissidenza, così come è la sorgente del senso del limite. Se a breve termine la strategia della sopravvivenza è la più importante, a termine medio, lo sarà la strategia della resistenza e, a lungo termine, quella della dissidenza. (Serge Latouche)

lunedì 5 marzo 2012

domenica 4 marzo 2012

Ora e sempre NO TAV!

NO TAV! NO MONDIALISMO!
Padroni a casa nostra!

Siamo contro il Tav perché riteniamo questa “grande opera”:
1 – INUTILE: tutte le previsioni sul numero di passeggeri e il volume del traffico merci dei prossimi anni stimano una diminuzione della domanda. La stessa linea storica esistente è sotto-utilizzata e su di essa è già attiva una linea Tgv che collega da anni Torino con Parigi (passando per Chambery; la variante con scalo a Lione è stata soppressa per mancanza di passeggeri!).
2 – DANNOSA: l’impatto ambientale e sociale dell’opera sarebbe invece incalcolabile. Nessuna risposta è stata mai fornita agli innumerevoli esposti di tecnici e istituti indipendenti sul rischio inquinamento da amianto e uranio (minerali ampiamente presenti nel sottosuolo valsusino). La lunga opera di costruzione prevede inoltre 20 anni di cantiere, scavi e trasporto di tonnellate di smarino (residuato dei lavori di scavo) su e giù per la valle che è una delle più antropizzate e industrializzate di tutto il paese, essendo già attraversata da una ferrovia, due statali e un autostrada.
3 – SPRECO DI DENARO PUBBLICO: la realizzazione di quest’opera comporterebbe un dispendio di denaro pubblico senza precedenti. Miliardi di euro estratti dalle finanze pubbliche per finanziare una vera e propria voragine di spesa difficilmente arginabile, dove nullo è l’investimento di capitali privati e massimo il “guadagno senza rischio” dei contraenti l’opera che si vedono regalati mezzi e capitali senza alcuna contropartita. Il costo di un km di Tav si aggira intorno ai 100 milioni di euro. Quanti letti d’ospedale, quante scuole, quanto stato sociale ci vengono sottratti da questa grande opera ? NO TAV = NO al DEBITO!
4 – FINANZIAMENTO ALLE MAFIE E AI PARTITI: l’architettura finanziaria che presiede alla realizzazione delle cosiddette “grandi opere” si articola in un sistema di appalti e sub-appalti in cui alto è il rischio di infiltrazione mafiosa. Un dispositivo che si rivela però molto utile per il finanziamento (poco trasparente) ai partiti politici che sono tra i principali sostenitori della realizzazione dell’opera.
5 – CHI DECIDE? – nella sua ventennale storia il movimento notav ha sperimentato forme di partecipazione e decisione politica molto avanzate che hanno costituito un esempio inedito di incontro tra soggetti tra loro eterogenei: amministrazioni locali, comitati popolari, collettivi politici e semplici cittadini. Le strategie e le direzioni di marcia sono sempre state decise insieme, in pubbliche assemblee, dove la sintesi del percorso comune non ha mai pregiudicato l’autonomia delle parti. Nella sua pratica quotidiana, il movimento notav ha posto una domanda cruciale per il futuro della democrazia nel nostro paese: a chi spetta decidere, quali processi permettono scelte condivise, chi può legittimamente parlare in nome dell’interesse generale?

Fonte:  http://www.notav.info/

giovedì 23 febbraio 2012

Precarietà è schiavitù!

 
Lavoro temporaneo. Lavoro flessibile. Precarietà. Una forma di schiavitù moderna, a tempo, legalizzata!
Il lavoro interinale, introdotto in Italia dall’Ulivo di Prodi attraverso il Pacchetto Treu (legge 196/97), è stato creato apposta per poter speculare (lo sport preferito dalle oligarchie mondialiste) sui bisogni dei lavoratori, trattati come merci e oggetti!
Un mondo a DIRITTI ZERO, una realtà fatta di quotidiano sfruttamento, incertezza, disperazione, sottomissione, abusi continui!
Di annientamento morale, economico, sociale e umano per milioni di non privilegiati senza diritti e dignità, trattati come immondizia, sottoposti a contratti capestro, immersi in realtà in cui bisogna obbedire sempre e non protestare mai, qualunque siano le discriminazioni subite, privati del futuro per l’interesse di oligarchie che macinano profitti immensi sulla pelle dei più deboli! Lavoratori ‘atipici’, cittadini italiani di serie B, schiavi sacrificabili, merce deperibile, gettati nella spazzatura quando scadono, quando non stanno in silenzio a subire l’arroganza dei moderni schiavisti o quando raggiungono età non più in linea con l’imperante giovanilismo americanoide!
E mentre la propaganda capitalista esalta la ‘modernità’ del lavoro flessibile, l’élite di privilegiati e della loro cerchia si riserva posti garantiti, sicurezze granitiche, stabilità, prestigio, stipendi, carriera e profitti immensi! Alla faccia della tanto decantata ‘flessibilità’ imposta agli altri!
Una situazione obiettivamente aberrante, che vede enormi discriminazioni disparità e ingiustizie, con un’élite di garantiti all’eccesso e un mondo di schiavi a tempo! Una realtà devastante che sopportiamo da troppo tempo!
Il lavoro precario è una VERGOGNA! Un tale scempio VA FERMATO!
Il Collettivo NR - 'Resistenza2012'  intende proseguire la campagna  per chiedere la soppressione della flessibilità nel mondo del lavoro, il ‘lavoro a tempo’ e la chiusura di TUTTE le agenzie interinali, vergognosi luoghi di sfruttamento.
Dai un calcio ad inerzia e apatia! DIFENDI I TUOI DIRITTI! (prima che li abroghino del tutto in nome del Libero Mercato)
Chiunque sia interessato ad attivarsi per combattere questa vergogna,  può contattare: resistenza2012@libero.it

La globalizzazione e la distruzione del nostro Ambiente.

La fede inesauribile nella crescita economica come la chiave del progresso, comincia a vacillare, come i sistemi, che permettono la vita sulla terra, diventano sempre più colpiti e come i segnali che indicano un disastro ecologico continuano ad aumentare. La globalizzazione, orientata a stimolare la crescita aumentando il consumo, rappresenta un sovraccarico per l'ambiente e si allarga il divario tra ricchi e poveri.  I neo-liberali optano per una soluzione di mercato "free" per aumentare il consumo da parte della popolazione. Esempi di ciò sono i tagli fiscali ed i bassi tassi d'interesse, che dovrebbero stimolare gli investimenti e far spendere più soldi ai consumatori.
Fino ad oggi l'ambiente è stato completamente ignorato nell'intero processo di globalizzazione. L'economia, che sta diventando sempre più globale, è completamente dipendente da una buona gestione del nostro pianeta Terra, ma ciò che vediamo intorno a noi ci fa capire che la salute ecologica del nostro pianeta è in grave pericolo.
Negli ultimi due secoli, la produzione industriale ha consumato insostituibili enormi quantità di risorse naturali. Interi ecosistemi e habitat non solo sono distrutti in un ritmo allarmante, ma è anche sempre più evidente che le nostre risorse naturali (il "capitale naturale" dell'economia) sono ormai esaurite. Produciamo rifiuti ad un tasso che supera la capacità della natura di rinnovarsi e guarirsi. Tutto intorno a noi possiamo trovare la prova della distruzione del nostro pianeta. Il ciclo dell'acqua, la composizione dell'atmosfera, smaltimento dei rifiuti e il riciclo dei nutrienti, l'impollinazione delle colture, la delicata interazione tra specie diverse: tutto questo è in gravepericolo.
Questo calo enorme del nostro pianeta è stato registrato e approvato da molti studi. I deserti si stanno espandendo, intere foreste vengono abbattute, terre fertili sono rovinate dall'erosione e la desalinizzazione, zone di pesca sono esaurite e le riserve sotterranee sono scariche. L'anidride carbonica nell'atmosfera continua ad aumentare a causa dell'uso eccessivo di combustibili fossili. Tutto questo succede per sostenere il nostro consumismo. Dal 1950, la produzione economica globale è quasi quintuplicata, da 3,8 miliardi di dollari a 18,9 miliardi di dollari. In questo periodo relativamente breve, una parte più consistente del capitale naturale è stata distrutta in tutta la storia dell'umanità prima del 1950.
Diversi gruppi di animalisti avvertono che l'estinzione globale di specie animali e vegetali sta accelerando, così come il drastico calo delle popolazioni di diverse specie. La perdita di habitat, coltivazione umana e l'invasione di specie aliene sono visti come le più grandi minacce per la natura. Gli scienziati ritengono che il tasso naturale per l'estinzione di una specie sia di una specie ogni 4 anni. Il tasso attuale è stimato da 1000 a 10000 volte il tasso naturale.
Con la crescita trainata dalle esportazioni e il debito dei paesi del Terzo Mondo, organismi quali la Banca Mondiale e il FMI, hanno complessivamente incrementato il ritmo di rapido consumo delle risorse naturali insostituibili della Terra. Le politiche di aggiustamento che vengono imposte ai paesi del Terzo Mondo come il prezzo per l'accesso alla comunità commerciale globale, significa che essi sono obbligati a ripagare i loro debiti prima di poter fare qualsiasi altra cosa. La loro unica opzione è l'accelerazione delle esportazioni di materie prime al mercato mondiale. Qui si trova un grosso problema, perché tutti i paesi poveri devono aumentare la loro esportazione, creando una cosiddetta saturazione del mercato. Questo farà sì che i prezzi delle risorse cadranno, in modo che i paesi poveri dovranno aumentare la loro produzione e le esportazioni per soddisfare le loro obbligazioni di debito. Poiché la produzione e l'esportazione di questi paesi deve crescere, la foresta viene sempre più abbattuta per l'agricoltura e le risorse diventano sempre meno disponibili per i propri mercati. Questo non è sicuramente positivo per l'ambiente nel loro paese e costituisce anche un grande attacco complessivo sul nostro pianeta.
L'ecologista Robert Ayres afferma: "Tutto indica che l'attività economica umana, sostenuta da una politica sbagliata di scambi e la crescita, è una lunga strada per distruggere il nostro ambiente naturale più rapidamente di qualsiasi altro evento noto avvenutonella storia del pianeta, tranne forse l'impatto dell'asteroide di grandi dimensioni che ha portato all'estinzione dei dinosauri. Potrebbe anche essere che ci stiamo dirigendo verso la nostra stessa estinzione. "
E tuttavia i neo-liberali credono ancora nel loro "libero commercio globale". La (apparente) logica della globalizzazione è seducente perché si basa su una semplice premessa: il mercato libero delle sue restrizioni, e le sua auto-organizzazione dinamica porterà occupazione, ricchezza e prosperità. La capacità di carico della nostra terra sarebbe infinita. Ma nonostante la (auto-) fiducia di coloro che predicano "vangelo neoliberista", vi è una chiara evidenza che la gente comune comincia a perdere la loro fede nel mondo neoliberista del libero scambio. A livello mondiale, proteste sempre più iniziano contro questo sistema. Anche nei circoli del potere, la globalizzazione viene sempre più criticata e sentimenti nazionalisti stanno crescendo in tutto il mondo. Alcuni sostenitori delle precedenti politiche neoliberiste si sono visti costretti a rivedere i loro pareri,visto la prova che l'approccio neoliberista non funziona e porta solo a tutti i tipi di crisi terribili ed un crescente divario tra ricchi e poveri.

 Possiamo salvare il pianeta se non cambiamo direzione?
Think different, Smash Capitalism!

mercoledì 15 febbraio 2012

La globalizzazione capitalista ci sta portando alla rovina!

E' TEMPO DI RIAPPROPRIARCI DEL NOSTRO FUTURO!


I nuovi assetti del capitalismo globale hanno prodotto una crisi del sistema produttivo italiano che comincia a farsi sentire in maniera pesante! Delocalizzazioni, chiusure e licenziamenti sono ormai all’ordine del giorno in tutta Italia. Le aziende smantellate difficilmente riapriranno! C’è un’intera nazione che si sta deindustrializzando e subisce quasi in silenzio gli effetti devastanti di decenni di mondialismo capitalista e globalizzazione economica. E mentre pochi si arricchiscono a livelli inuditi, moltissimi perdono il posto di lavoro, con poche speranze di trovarne uno nuovo o con davanti una prospettiva fatta di precarizzazione, lavori occasionali, sottopagati e senza futuro. E non sono solo i giovani a subire tutto ciò, come vorrebbe farci credere il sistema: il fenomeno colpisce sempre di più persone sui 40 anni e oltre, persone che si trovano improvvisamente tagliate fuori, emarginate, discriminate, rese inutili da un sistema che ha nel Profitto la sua ragion d’essere, destinate ad un futuro di stenti e miseria. E’ tempo di reagire, iniziando con il prendere coscienza che ci si trova in una situazione del tutto nuova e diversa dalle crisi affrontate in passato! Ci si trova di fronte non, come cercano di farci credere i media del sistema, ad una ‘crisi passeggera’ ma ad una situazione STRUTTURALE, ossia PERMANENTE, i cui effetti negativi permarranno per decenni sui nostri territori! Per difendere il sistema produttivo italiano ed europeo e per recuperare i milioni di posti di lavoro perduti, e con essi milioni di vite distrutte, non serve rincorrere la competitività a tutti i costi con nazioni come la Cina, una corsa che sarebbe solo utile ai capitalisti globali, che imporrebbero in tal modo condizioni sempre peggiori ai lavoratori e ai cittadini di tutta Europa. Per contrastare tale quadro serve una diversa soluzione, ma bisogna invertire la rotta, cominciando a rifiutare il deleterio modello di sviluppo capitalista e mondialista che ci vuole non ‘cittadini’ di una Nazione, con Diritti e dignità, ma meri ‘consumatori’ in balia delle scelte dei Padroni del Mondo, smettendo di credere nelle logiche del ‘libero mercato’, superarando la mentalità consumistica che ha inaridito il nostro modo di vivere! Solo così si potrà ripartire con VERE politiche per la rinascita del territorio, fermando le speculazioni finanziarie che impoveriscono e annientano, bloccando l’afflusso indiscriminato di merci dall’oriente imponendo dazi pesantissimi, ritornando ad un’economia di produzione tramite la RILOCALIZZAZIONE sul territorio nazionali degli impianti produttivi grossi e piccoli, dando lavoro a tutti i cittadini italiani.

Contro lo sfruttamento ed il totalitarismo capitalista delle élites mondialiste!

RN-ACN/AKN: volantinaggio contro la globalizzazione!

Sabato 11 febbraio nella città di Ivrea un piccolo gruppo di attivisti e supporters di RN e del Network Anticapitalista (ACN/AKN) ha effettuato un presidio contro la globalizzazione.

Al seguente link il report dell'azione da parte degli amici di Resistenza Nazionale: http://resistenza-nazionale.blogspot.com/2012/02/volantinaggio-contro-la-globalizzazione.html  


domenica 12 febbraio 2012

Il Network Anti-Capitalista in Europa: ACN/AKN


APPELLO PER LA CONVERGENZA DELLA RESISTENZA NAZIONALE ANTICAPITALISTA.

ACN/AKN (Anti-Capitalist_Network/Anti-Kapitalistisches_Netzwerk) è una forza di collegamento fra i divesi movimenti nazionalisti anti-capitalisti in Europa. È un terreno comune, una libera unione di individui, gruppi e movimenti che si muovono per opporsi alla dittatura del sistema capitalista ed alla globalizzazione neo-liberista.
ACN/AKN non è propriamente un gruppo o un partito ma una forza che agisce in modo decentralizzato tramite azioni politiche organizzate basandosi su punti di vista comuni; non ci sono membri o rappresentanti, capi e capetti. ACN/AKN non può e non vuole avere una linea politica ufficiale, ad eccezioni di un accordo interno basato su 5 direttive:

1- Una chiara opposizione al capitalismo, all’imperialismo ed alla globalizzazione. Le nostre nazioni devono rifiutare tutti gli accordi economici, le istituzioni ed i governi che promuovono la globalizzazione distruttiva.
 

2- l’opposizione ad ogni forma e sistema di sfruttamento, dominazione e profitto. Il rifiuto del conformismo capitalista che permette l’esistenza delle pseudoculture dei nostri giorni (come il consumismo) e le costrizioni sociali che ci obbligano ad esser controllati nella nostra vita di tutti i giorni. Noi abbracciamo l’idea della piena dignità dell’uomo, della sua condizione lavorativa e della sua vita.
 

3- il bisogno di incanalare la rabbia popolare in attivismo e non in rassegnazione. Abbiamo bisogno di una propaganda forte e di aggressive campagne di controinformazione, un mix di teoria, pratica e proposte, oltre alla creazione di una vera base popolare alternativa all’obbrobrio dell’attuale status quo socio-economico. Mostriamo che la resistenza è ancora viva e che un’altra via è possibile!
 

4- Una chiamata ad azioni dirette di protesta (contro la chiusura di uno stabilimento, per esempio, o contro il precariato) e manifestazioni di solidarietà, disobbedienza civile e supporto per battaglie sociali dei movimenti, promuovendo forme di resistenza che massimizzino il rispetto per la vita ed i diritti delle persone oppresse dal sistema mondialista, in aggiunta alla costruzione di spazi alternativi al capitalismo globalista a livello nazionale e locale.
 

5- Una filosofia basata sull’organizzazione orizzontale decentrata e sull’autonomia.